Perché insistere ancora sulle tracce di Freud?
Perché insistere ancora sulle tracce di Freud?
Sembrerebbe oggi che la psicanalisi nasca e germogli solamente nelle piccole associazioni, quelle che si sostengono su un fare da bottega artigiana; le ultime nate possono intendersi come una sorta di azienda agriturismo, ove si colga come il turismo non possa dissociarsi dall’imprenditoria, dalla scrittura dell’esperienza. E’ questa una psicanalisi che non teme il confronto con l’Altro, essendo consapevole della necessità di farlo, che è costretta a reinventarsi incessantemente pescando nelle risorse della lingua, della cultura, dell’estraneo come ospite prezioso che porta l’immondo del gergo, del dialetto, dei linguaggi creoli, verso la loro destinazione naturale, ovvero la qualità della parola. Una reinvenzione svincolata dalle parole d’ordine e dagli slogan. L’Associazione culturale Tracce Freudiane si trova ad assumere il rischio della parola avendo nulla da perdere, non essendo compromessa sul piano del servilismo, potendo facilmente occupare quel posto Altro, irrinunciabile per rilanciare qualcosa dell’esperienza Freudiana.
E’ evidente la trasformazione delle grandi scuole di psicanalisi, divenute oggi una sorta di McDonald’s, con cibi precotti e preconfezionati, sostenuti da un apparato pubblicitario potente e vigoroso che consente di spacciare per cibo dell’anima sciocchezze e luoghi comuni, ai quali soltanto la qualità della parola ed il rigore intellettuale possono essere alternativi. Il Big Mac delle scuole psicoanalitiche accreditate è oggi l’endemico Soggetto, quel panino multistrato con cui si vorrebbe difendere la pratica psicanalitica dal cognitivismo e dal comportamentismo imperanti.
Non è possibile cedere sulla parola scendendo a patti col potere del logos. La questione politica, che impone di lottare contro la medicalizzazione della sofferenza mentale, contro lo psicofarmaco, la lobotomia, l’arroccamento universitario, la burocrazia e il panottico statale, non può essere neppure affrontata se manca l’etica della parola.
Non vi è atto possibile se a venir meno è la dimensione intellettuale. Mortifero è contrapporre il logos, la ragione e l’ideologia d’occidente che ne deriva, tradendo il senso ed il valore autentico dell’esperienza freudiana. Soltanto la parola, innocente e non malata, è avvenire.
Anche l’appello illuministico per la libertà rimane sterile, troppo carico di significato, se non inteso come libertà nella parola.
Ecco quindi Tracce Freudiane con seminari, incontri in libreria, cineforum, convegni. Eventi aperti al pubblico e a chiunque stia percorrendo od intenda intraprendere un percorso artistico e culturale.
Intento associativo è che le iniziative proposte siano dispositivo di parola, senza monitorare l’attività dei soci in base all’appartenenza a qualche categoria professionale od in base a qualche titolo giuridico. Ciascuno è invitato ad intervenire e a tentare di articolare una questione. Tutto è in questione, finanche il termine ed il senso politico culturale della stessa parola psicoanalisi.